lunedì 29 febbraio 2016

FUMETTI A COLAZIONE (II): QUESTO E' UN LIBRO CON I FUMETTI DI SIO 2

QUESTA NON È UNA RECENSIONE, È UNA RICHIESTA DI AIUTO PER UN FUMETTISTA MALATO

di Kant

La copertina dei divertenti fumetti creati da Sio, dal 2014 al 2015, raccolti in volume

Picasso, che da bambino disegnava da dio, impiegò tutta la vita per imparare a disegnare come un bambino. Hugo Pratt diceva che, per fare i fumetti, bisogna prima imparare a disegnare bene e poi disimparare. Con questi metodi alcuni grandi maestri hanno impiegato decenni per raggiungere la loro tanto osannata sintesi grafica, che facendosi poi sempre più estrema rischiava di confondersi con lo stile dell’ultimo dei dilettanti.


(©) Sio

Sio semplicemente si è risparmiato la fatica e disegna senza saper disegnare, dando così ragione all’insegnante di fumetto Laura Scarpa, secondo cui se si hanno delle idee per raccontare a fumetti qualche modo per rappresentarle alla fine si trova. Ma lungi da Sio voler rischiare di essere preso per qualcuno che ha delle idee. Il secondo volume dei suoi fumetti pubblicato da Shockdom, contenente le strisce giornaliere uscite online tra il 2014 e il 2015, conferma se mai ce ne fosse bisogno la generica assenza di pensieri razionali di un disegnatore che di certo anche i cerebrolesi possono capire, o non capire, il ché è lo stesso.


(©) Sio

Per la quasi totalità delle centosettanta pagine del libro, Sio riesce ancora una volta a evitare accuratamente ogni sia pur minima parvenza di senso logico, plausibilità o coerenza, per non parlare della completa inesistenza di qualunque contenuto culturale, sociale o artistico, tutte cose che il mondo di oggi giustamente evita come la peste, in quanto rischierebbero di affaticare oltre ogni sopportazione quei pochi neuroni ancora attivi nei cervelli di un’umanità ormai felicemente condizionata alla rilassante scemenza dei mass media e dei network più moderni, che sono quasi del tutto riusciti ad affrancare l’individuo dalla fatica di pensare. A tale nobile scopo anche Sio dà nel suo piccolo un contributo, con dei fumetti che non impegnano più di due o tre neuroni alla volta e così possono produrre una salutare e non impegnativa ilarità quando la minima sorpresa completamente scema giunge inattesa a solleticare qualche neurone in più (ma non troppi, per carità).


(©) Sio

Certo che se i fumetti di Sio, anziché uno dei tanti gioiosi sintomi dell’imperante scemenza globale, ne fossero in realtà una sottile e sarcastica denuncia, assumerebbero tutta una serie di significati rilevanti e profondissimi e il loro creatore andrebbe allora considerato come un subdolo e noioso pensatore di prima grandezza, nascostosi sotto l’incontestabile apparenza del simpatico autore scemo solo per avere successo.
In effetti ci sono anche qui delle strisce (non molte comunque) in cui Sio corre dei seri rischi, che lo potrebbero far apparire addirittura come un vero e proprio intellettuale (orrore). Uno è quello della poesia, che qualche malintenzionato potrebbe intravedere in certi brevi momenti in primo piano di maggiore intensità espressiva ancorché demenziale, come la scoperta che almeno sulle magliette l’amore esiste (più che altro per le carote), o che chi ama i rododendri si scontrerà sempre con la cinica incomprensione altrui.


(©) Sio

Un altro rischio è quello dell’umorismo sensato o almeno coerente, come nella battuta sull’uomo che “libera le lance”, che non anticipiamo qui, di per sé scema come quasi tutto il resto ma nei tempi perfettamente e irresistibilmente costruita, con precisione tecnica che si potrebbe anche scambiare per vera professionalità (doppio orrore), poiché il gioco di parole è a suo modo un’arte, con una sua logica perfino nel non senso.
Un altro esempio poteva essere la striscia sul “non dare del cibo agli animali”, ma qui invece, come fa di solito in quanto fedele al suo stile dichiaratamente scemo, Sio non si preoccupa per nulla di costruire una vera battuta a sorpresa. Per ottenerla bastava nascondere la scritta del cartello fino alla terza e ultima vignetta, ma sarebbe stato un trucco troppo intelligente e facile. Invece il nostro eroe non si preoccupa di cose simili, per non essere preso per un antiquato disegnatore serio e capace. Se ne deduce che quando la battuta è costruita e funziona nel modo giusto è solo per un caso fortuito, di cui Sio non ha nessuna colpa.


(©) Sio

Ma un rischio forse ancora più grave è quello della narrativa. C’è infatti qualche raro esempio in cui si può percepire un benché informe abbozzo di trama, dalla consequenzialità quasi del tutto sensata (triplo orrore). È il caso del naufrago su un pianeta alieno che ben presto finisce per imbastire una relazione sentimentale con un mostro gigante e in tre sole immagini racconta tutta la sua storia, inevitabilmente destinata a un tragico finale. Tra l’altro qui il divertente contrappunto tra il testo del diario del naufrago e le immagini è decisamente troppo raffinato e ben fatto rispetto a tutto il resto del libro. Forse le uniche altre strip in cui Sio si è lasciato andare ad altrettanta sintesi narrativa, sono quella che riassume in modo simile la vita di un certo Luchetti, impreparato e indeciso in tutto e per tutto fino alla morte, e quella sull’uomo insoddisfatto del premio Nobel perché fin da piccolo sognava di diventare un albero, anche se in questa vince il non sense.


(©) Sio

E che dire del ben più lungo racconto estemporaneo intitolato Marie? Pur con tanti elementi demenziali, le sue venticinque pagine (realizzate in un solo giorno) tra problemi d’amore e viaggi nel tempo finiscono per costituire un vero e proprio intreccio sentimental-fantascientifico, con tanto di colpi di scena inattesi e spiegazioni meticolose, che potrebbe perfino piacere a qualche critico letterario serio (quadruplo orrore).
Insomma, che un’oscura parte profonda e incontrollata dell’inconscio di Sio stia cominciando a prendere il sopravvento su di lui e un giorno possa arrivare a farlo diventare un fumettista non più scemo di tutti gli altri? A giudicare dai suoi tantissimi lavori così fieramente e fondamentalmente scemi, di certo non è ancora entrato del tutto nel tunnel dell’intelligenza. Probabilmente siamo ancora in tempo a salvarlo da questo triste fato, oggi considerato dai più peggiore della morte. Se potete aiutatelo, prima che sia troppo tardi…


(©) Sio

QUESTO È UN LIBRO CON I FUMETTI DI SIO 2
Contenuti: raccolta delle strisce giornaliere 2014-2015 (e purtroppo non solo di quelle)
Testi, disegni, copertina e lettering: di Sio (i colori però sono belli)
Formato: 176 pag. a colori (anche quando sono in bianco e nero)
Rilegatura: brossurata con bandelle (sempre meno serie)
Editore (sempre più incosciente): Shockdom
Data di uscita (ormai irrimediabilmente avvenuta): Ottobre 2015


Prezzo: € 15,00 (pensate a quante altre cose potreste comprarci invece…)

venerdì 26 febbraio 2016

FUMETTI A COLAZIONE (I): QUESTO E' UN LIBRO CON I FUMETTI DI SIO 1

QUESTA È UNA RECENSIONE SCEMA DI UN LIBRO CON FUMETTI SCEMI
di Kant

La copertina dei divertenti fumetti creati da Sio, dal 2009 al 2014, raccolti in volume


Se Simone Albrigi si firma Sio, non deve essere solo per brevità, ma di certo anche perché il suo vero nome avrebbe rischiato di farlo apparire troppo intelligente e questo era un rischio che non poteva correre. Non poteva perché Sio è sicuramente un autore scemo (spero che la parola autore non lo offenda), ma non uno scemo qualunque. È uno scemo fiero di esserlo, la razza di scemi più pericolosa e inarrestabile che esista. 
Che sia scemo lo ribadisce più volte, come titolo di merito, l’introduzione al primo volume dei suoi fumetti scritta dal degno collega Bevilacqua, autore di fumetti un po’ più poetici ma spesso altrettanto scemi, e chi siamo noi per contraddire un’opinione così autorevole? Per chi non si fidasse basterà leggere i fumetti che seguono l’introduzione in ordine cronologico sparso; si avrà la conferma della più totale e fiera rivendicazione di scemosità mai compiuta dall’autore di un fumetto o di un libro (mi scuso ancora per la parola autore). 

(©) Sio

La cosa mette Sio sullo stesso piano del regista Ed Wood, visto che un primato di totale incapacità diventa kitch, il kitch è sinonimo di demenziale e il demenziale può assurgere ai livelli di più alta considerazione possibile, come dimostrano il mondo dell’arte e dei mass media di oggi, un rischio che non si sa se il puro e ingenuo Sio si rende conto di correre. Sio avrebbe quindi tutte le carte in regola per essere considerato un giorno neanche troppo lontano come un grande artista o comunque un grande autore (parola di cui mi scuso sempre). Infatti non è neanche lontanamente capace di disegnare in un modo minimamente decente, ma se ne frega del tutto. Inoltre, nonostante ciò che dice qualche malalingua, a giudicare da questo primo volume non è neppure in grado di mettere insieme la più pallida parvenza di una gag o di una storia con un minimo di senso o di qualità concrete, non parliamo poi di eventuali contenuti, e anche di questo se ne frega del tutto, continuando imperterrito a produrre i suoi fumetti solo perché si diverte a fare delle complete scemenze. Ciò lo accomuna ad alcuni di quelli che sono considerati i più grandi uomini degli ultimi secoli.
 
(©) Sio




Come negare la grandezza di chi non sa fare proprio nulla ma prosegue imperterrito per la sua strada, ignorando ogni evidenza dei fatti e non tenendo in nessun conto la propria assoluta mancanza di talenti? Un individuo del genere può raggiungere qualunque obiettivo si prefigga e diventare un fulgido esempio per le sempre più vaste orde di incapaci che si aggirano nel mondo, non aspettando altro che uno scemo più scemo di loro abbia il coraggio di indicare la strada che li conduca alla definitiva conquista del pianeta.
Ma perfino a questo autentico campione di demenziale insulsaggine è inevitabile fare qualche critica, per dovere di cronaca. Nel volume sono infatti presenti anche alcune strisce che, certo non intenzionalmente, possono davvero far schiantare dal ridere, come Il Guardiano del Tempio o La Storia dell’Ombrello Magico.

 
(©) Sio


In questi due esempi e pochi altri è stata seguita in modo corretto la struttura a gag della classica comicità delle strisce, suddivisa in premessa, sviluppo della situazione, aggancio e battuta finale a sorpresa. Si tratta sicuramente di un errore o di un caso, o di ingenuità commesse all’inizio della carriera, perché invece nella maggior parte dei fumetti del volume ciò non accade. La sorpresa che dovrebbe o potrebbe far ridere, anziché in fondo, si trova in mezzo alla striscia o addirittura all’inizio. Inoltre essendo quasi sempre una sorpresa del tutto priva della più lontana parvenza di logica o senso, qualcosa insomma di assolutamente demenziale, di solito non fa nemmeno ridere, o almeno non le poche persone rimaste al mondo dotate di qualità ormai considerate inutili, noiose e superate come intelligenza o gusto. Tutto ciò non fa che confermare, se mai ce ne fosse bisogno, il fiero essere scemo dell’autore (e mi si riscusi il termine autore).

(©) Sio

Del resto l’opinione di Sio sulla comicità classica è ben chiarita da una striscia intitolata appunto “E ora… un Pezzo di Comicità Classica”, consistente in una sola vignetta con un dialogo del tutto banale. Per questo campione del non sense, l’idea che l’umorismo debba seguire una sua qualche logica, magari bizzarra ma riconducibile a un senso, è evidentemente qualcosa di noioso, o semplicemente di troppo faticoso da fare. 
Eppure neanche il più scemo è perfetto e in qualche rara striscia si può anche rischiare di intravedere dei messaggi satirici impegnati, come in quella (bellissima nella sua saggia scemenza) dedicata alla Chiesa dell’Elettricità, o in quelle in cui appare il supereroe americano SuperSam, o in cui è citato incidentalmente qualche uomo politico, o dei personaggi e programmi televisivi. Ogni volta il dubbio di possibili significati seri è comunque ben presto fugato da tutte le altre tantissime strisce completamente e inesorabilmente sceme. 

(©) Sio

Un altro rischio corso incautamente dal campione della scemenza Sio, è quello di apparire invece geniale quando, con le sue limitatissime capacità, compie dei veri e propri esperimenti estemporanei, stravolgendo il linguaggio fumettistico e rendendone così evidente l’artificiosità, come quando fa rispondere un personaggio con una vignetta di anticipo, o come quando la storia principale va letta in verticale su una sola colonna per pagina. Ma neanche queste sperimentazioni, che altri sfrutterebbero per scopi ben più nobili o almeno seri, intaccano l’imperante e costante scemenza dei contenuti, che vedono agire in modo del tutto insensato personaggi che definire ridicoli sarebbe un complimento, come l’Uomo Scottecs e l’Uomo Lumaca.

Simone Albrigi in arte Sio (da Wikipedia)

In conclusione la lettura di questo libro è seriamente sconsigliata alle persone intelligenti, che potrebbero riportarne gravi danni mentali. D’altronde, siccome oggi gli scemi sono la stragrande maggioranza, è di certo destinato ad avere un successo sempre più grande. E infatti siamo già alla terza ristampa in un anno…



Titolo: QUESTO È UN LIBRO CON I FUMETTI DI SIO 1
Testi e disegni: Sio (che si prenda le sue responsabilità)
Formato: 176 pag. indecise tra il colore e il bianco e nero
Rilegatura: brossurata con bandelle (dai contenuti altrettanto poco seri)
Editore (incosciente): Shockdom
Anno di uscita della prima (e purtroppo non ultima) edizione: 2014
Prezzo: € 15,00 (ma siete ancora in tempo a non spenderli)

mercoledì 24 febbraio 2016

FUMETTI A COLAZIONE: PAINTED DESERT

TEX: PAINTED DESERT di Boselli e StanoUN DESERTO DIPINTO… IN DIGITALE

recensione di Andrea Cantucci


Il terzo album cartonato e inedito dedicato a Tex ad apparire nella collana Romanzi a Fumetti della Bonelli, dopo i precedenti “L’Eroe e la Leggenda” e “Frontera”, pur avvalendosi dei disegni di un autore alieno alla saga texiana come Angelo Stano, si caratterizza come un’avventura un po’ più convenzionale rispetto alle altre due. Se il primo album mostrava un Tex molto diverso dal solito e ben più selvaggio, quasi un vero e proprio “indiano bianco”, e il secondo lo presentava nelle vesti relativamente insolite di un detenuto abbruttito nelle carceri messicane, in due avventure sicuramente ambientate entrambe durante la giovinezza del famoso eroe (e precisamente negli anni tra la sua affiliazione ai Navajos e la nascita del figlio Kit), il nuovo episodio presenta un Tex più posato e meno impetuoso, quindi apparentemente un po’ più maturo. 


Inoltre qui Tex indossa per tutta la storia il suo tipico costume indiano, che nella serie regolare gli avremmo visto portare solo in un periodo successivo, non prima che il figlio Kit fosse grandicello, anche se nulla vieta che l’avesse indossata anche in precedenza all’insaputa dei lettori. La storia Painted Desert di Boselli e Stano potrebbe quindi essere ambientata in qualsiasi periodo della saga di Tex successivo alla sua unione ai Navajos, data anche la presenza di Tiger Jack ma l’assenza del giovane Kit Carson dai capelli e dai baffi scuri, che negli altri due album poteva fungere un po’ da precisa e utile indicazione temporale.


I disegni di Stano, che possono ricordare solo molto vagamente lo stile di disegnatori texiani relativamente moderni, come Civitelli, arricchiscono i tipici paesaggi della serie con le leggere e sapienti “pennellate” di una tavolozza digitale capace di rendere il famoso Deserto Dipinto, dalle sfumature ora rossastre e ora violacee, quasi come fosse davvero dipinto a mano e non al computer. Tale efficace risultato cromatico non può del resto stupire data l’esperienza pittorica dell’artista, già autore in passato di un gran numero di copertine e illustrazioni a colori di Dylan Dog dallo stile espressionista direttamente mutuato da quello di Egon Schiele. 


Qui invece la relativa uniformità dei cieli e altri elementi scenici rendono chiaro che grazie alla tecnologia anche Stano può ora faticare un po’ meno coi pennelli. Ma qualche dettaglio, certe ombre tratteggiate in modo volutamente “sporco” o certe sfumature che sembrano “graffiare” terreni e pareti, tradiscono ancora le sue ascendenze grafiche ideali. Comunque qui si nota una maggior cura e raffinatezza dei colori rispetto alla sua precedente storia “Mohawk River”, uscita su Speciale Le Storie n°2 nel luglio 2015 sempre in coppia con Boselli, e anche la resa dei toni cromatici appare migliore sul volume di Tex, certo anche grazie alla carta patinata che li rende più brillanti. Painted Desert è insomma un vero e proprio album di lusso alla francese, in cui anche la gabbia delle pagine, quasi sempre su quattro strisce, richiama l’impostazione dei più classici fumetti franco-belgi, e a un prezzo che equivale o è appena più basso di quello di altri cartonati da edicola.


Quella che tutto sommato non è particolarmente significativa è la storia, per quanto sia molto ben congegnata e sceneggiata dall’attuale curatore di Tex Mauro Boselli. L’inseguimento di un gruppo di rapinatori di banche che hanno rapito la moglie di uno sceriffo, braccati prima da quest’ultimo e poi da Tex e Tiger, e non solo da loro, riserva sì qualche colpo di scena qua e là, ma lascia anche in sospeso qualche interrogativo che forse nel formato più lungo della serie regolare avrebbero potuto essere spiegati meglio.


Per esempio, non è chiaro perché i banditi all’inizio rapinano una banca, correndo quindi i loro rischi, se avevano già torturato uno sciamano hopi facendosi rivelare l’ubicazione di un tesoro che subito dopo si mettono a cercare. Se non avessero assalito la banca nessuno li avrebbe inseguiti e si sarebbero potuti appropriare del tesoro degli Hopi in modo quasi indisturbato, o almeno avrebbero avuto molte più possibilità di farla franca… Del resto nel finale, che si chiude un po’ repentinamente come succede quando ci si accorge di non avere più molte pagine a disposizione, sembrano essere accadute così tante cose in breve tempo che nessuno si ricorda neanche più di recuperare il denaro rubato e di riportarlo alla banca, sceriffo compreso.



Anche i moventi psicologici e quindi le azioni della moglie dello sceriffo, che naturalmente non anticipiamo, non risultano sempre del tutto chiari. Si avverte come la mancanza della spiegazione di qualche piccolo retroscena. Alcuni passaggi sono lasciati del tutto all’intuizione dei lettori mentre almeno nel finale avrebbero potuto essere chiariti in modo più preciso ed esauriente, se il volume non fosse stato chiuso così in fretta. 


In questo racconto decisamente filo-indiano, con tutti i nativi dalla parte giusta e solo certi bianchi da quella sbagliata, hanno comunque un certo fascino le leggende e divinità hopi citate dagli autori, con cui i criminali devono in qualche modo fare i conti. Particolarmente riuscito è anche il personaggio di Silent Foot (Piede Silenzioso), un curioso esempio di anziano cacciatore di uomini indiano, che riceve i suoi incarichi anche in sogno ed è assunto perfino da uomini morti, i quali ci si chiede se e come poi possano ripagarne i servigi…

In conclusione è un album che vale la spesa sia per gli appassionati più fedeli del famoso ranger che per gli ammiratori della particolare arte grafica di Stano, mentre i lettori che non fossero particolarmente interessati ad avere proprio tutto del personaggio o del disegnatore in questione, potrebbero benissimo soprassedere all’acquisto, dato che tutto sommato non si tratta di una storia fondamentale nella mitologia dell’eroe.



TEX: PAINTED DESERT

Testi: Mauro Boselli
Disegni e colori: Angelo Stano
Collana: Romanzi a Fumetti n°23
Formato: album cartonato di 52 pag. a colori
Editore: Bonelli
Data di uscita: Marzo 2016
Prezzo: € 8,90


Andrea Cantucci


P.S. Questa recensione esce anche sul blog Dime Web quaderni bonelliani

mercoledì 10 febbraio 2016

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